Member-only story
30 centimetri
Un’inquadratura di Play Time
Questo è un fotogramma da Play Time di Jacques Tati. Il film è del 1967 e narra la giornata di Monsieur Hulot e i surreali incontri che fa.
È diviso in sei momenti o episodi e quello da cui è tratto il fotogramma è il secondo: Hulot cerca di arrivare a un appuntamento in un edificio ultramoderno (bello e minimalista, a dirla tutta, e tutt’ora molto attuale esteticamente) in cui le porte degli ascensori sono uguali a quelle degli uffici e ogni cosa si assomiglia, impiegati compresi. È una metafora dell’impenetrabilità e incomprensibilità della burocrazia e della modernità che appare come fulgida e perfetta nella sua organizzazione teoricamente inappuntabile.
Il fotogramma è costruito su un’inquadratura molto intelligente: invece che enfatizzare l’ordine ossessivo e omogeneo con una composizione centrale, la scorcia lievemente, come a indicare il disorientamento del protagonista che non riesce a collocarsi in quell’ordine meccanico. Al centro c’è lui, che nei pochi secondi di questa sequenza si muove avanti e indietro, cercando di capire dove andare. È evidentemente disorientato ma la genialità di questa semplice inquadratura è che ne enfatizza lo smarrimento con un lievissimo fuori asse.
E si tratta di uno spostamento della camera di 30 centimetri dall’asse.
Ecco cos’è il punto di vista.