A cosa serve la poesia

Martino Pietropoli
3 min readMay 24, 2022

I wonder why we listen to poets when nobody gives a fuck.

Così cantava Jeff Tweedy in Ashes of American Flags. Per chi non la conoscesse, è una canzone dei Wilco, e per chi non conoscesse i Wilco, è un gruppo americano che amo molto e che, quando mi chiedono che genere fanno, definisco “Country”, perché lo sono ma soprattutto perché amo vedere la reazione della gente quando dico che ascolto country.

Ma tutto ciò non c’entra né con i Wilco né con il country. C’entra con la poesia.

Non leggo molta poesia. Ne ho curiosamente un rapporto simile a quello che ho con la danza classica: non la guardo ma quando mi capita di guardarla ne sono rapito. Non credo che la danza classica e la poesia abbiano molte cose in comune, o almeno non in senso stretto. Mi servivano solo a dare una certa idea: quella di qualcosa di cui si riconosce l’importanza pur non essendoci spesso in contatto.

Dirò di più: fra le cose più importanti della vita credo anzi vi sia proprio la poesia, e non è nemmeno casuale (semmai è colpevole) che le cose più importanti della vita siano poco frequentate, come la poesia o la danza classica (o anche quella contemporanea: la danza, in generale).

Ci ho ripensato oggi, mentre guardavo un video sulla televisione contemporanea, ossia TikTok. La precisa casualità del suo algoritmo mi ha proposto Ethan Hawke che parlava di poesia e diceva poche parole essenziali come solo gli anglossasoni sanno fare. Diceva “A cosa serve la creatività umana? Mmm. Quando proviamo un dolore fortissimo — magari per la perdita di qualcuno — o quando proviamo una gioia immensa — quando per esempio siamo innamorati — ci chiediamo se qualcuno si è mai sentito così. Spesso scopriamo che i poeti hanno saputo dire come ci sentiamo, con una precisione incredibile”.

In quel momento ho ripensato a quando morì una cara persona. Per definire questo tipo di persone gli inglesi hanno una bella espressione ed è “larger than life”. Tradotta semplicemente può essere “incredibile” ma anche letteralmente dà un’idea: è qualcosa di incontenibile nella vita, qualcosa che esonda dalla vita stessa. Insomma, questa persona era così, più grande della sua vita stessa.

Lo ricordai al suo funerale citando Kavafis, attraverso la sua stupenda Itaca.

Sempre devi avere in mente Itaca, raggiungerla sia il pensiero costante.

Quando non sapevo cosa dire a parole, presi in prestito quelle di Kavafis.

C’è un altro ricordo, o meglio un’espressione che trovavo e trovo poco sopportabile: “La poetica” o “un film/libro/disco molto poetico”. Non ho mai capito cosa c’entrasse la poesia o l’ho sempre rispettata così tanto — pur non frequentandola — da tollerare poco che venisse usata per dire ciò che non si sapeva dire.

Poi ho capito: la poesia dice l’indicibile, o almeno la bella e buona poesia. Quantomeno dice quello che non sappiamo dire, che sanno dire solo i poeti. Dice anche le cose e le sensazioni e la materia dell’umanità che ci sostengono e ci danno un senso. Non a caso ci torniamo quando parliamo di amore o morte, che poi son le due cose più legate al mondo, perché non essere amati è come essere morti vivendo e l’amore è un modo — il modo, direi — per sconfiggere la morte.

E questo è tutto quello che so sulla poesia.

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Martino Pietropoli
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Written by Martino Pietropoli

Architect, photographer, illustrator, writer. L’Indice Totale, The Fluxus and I Love Podcasts, co-founder @ RunLovers | -> http://www.martinopietropoli.com

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