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Che giorno è?
È la terza settimana di quarantena e i giorni della settimana non hanno più un nome
Non mi ero ripromesso di tenere alcun diario di questa quarantena quindi non mi sono nemmeno dato un motivo per deludermi. Ne avrei scritto quando avessi maturato dei pensieri, quando il cervello fosse inciampato in qualcosa di più grande e rotondo e ingombrante del normale flusso. Quando un ingorgo mentale avesse segnalato che lì stava succedendo qualcosa.
Non mi sono deluso insomma, non mi sono tradito. Il problema è che il tempo è un po’ tutto uguale e il metodo non aiuta a creare elementi divergenti e sorprese: non uscire di casa, ridurre al minimo qualsiasi interazione sociale (eccezion fatta per i familiari) azzera la possibilità che si formino accidenti e incidenti. Non succede niente o succede la stessa sequenza di cose del giorno prima e di domani, presumibilmente. Mi alzo, faccio colazione, lavoro, scrivo, mangio, qualche mail, ascolto musica no non ne ho voglia, dovrei ascoltare un podcast, non ne ho voglia, c’è troppa roba da scegliere, non scelgo niente.
Per farci digerire questa quarantena forzata, all’inizio ci dicevano tutte le cose magnifiche che avremmo potuto fare, come fossimo stati dei passeggeri della più grande nave da crociera della storia: il cinema, la musica, le mostre virtuali. Dopo qualche giorno avevo…