Il peso delle nuvole

Martino Pietropoli
3 min readMay 11, 2022

Purtroppo sulle nuvole non ci si può camminare

Una delle cose che mi piace sempre fare in aereo è guardare fuori dal finestrino. Quando mi viene assegnato proprio quel posto sono felice, quando sono sistemato in quello immediatamente successivo tiro il collo per sbirciare, badando di non dar noia a chi è seduto di fianco a me.

Guardare le nuvole è una forma di meditazione perché quando lo si fa si vaga letteralmente con lo sguardo ovunque. Guardare la Terra dall’alto, quando se ne vede la superficie, è un po’ come guardare dentro le finestre illuminate delle case di notte, ma elevato all’ennesima potenza: dentro le case puoi immaginare una storia alla volta, in alto nel cielo le immagini tutte contemporaneamente.

Una cosa che amo in particolare è la sensazione che questa forma di meditazione permette: quella di sentirsi infinitamente relativi e microscopici di fronte all’immensità del pianeta. È un modo per relativizzare tutto e per dare una proporzione più corretta ai propri pensieri: sono atomi infinitesimi di fronte a un’immensità che non riusciamo neanche ad abbracciare con lo sguardo. Mi è sempre sembrata una cosa assai rilassante, e infatti quando volo sono sempre molto rilassato.

Anni fa scrissi: “Per aria sono sopra tutto, in una dimensione nemmeno a-temporale. Direi super-temporale, piuttosto. Ė una dimensione che supera il tempo perché in aria, a 10000 metri da terra, il tempo non è più misurabile. Tutto è indistinto, uguale, infinito, azzurro, latteo. Sopra le nuvole c’è sempre il sole. Ovvio, eppure prima di aver volato almeno una volta non te ne rendi conto, non ci hai mai pensato. Non ci avresti mai pensato, perché se ci sono le nuvole sopra di te le nuvole sono ovunque. Se manca il sole dove sei manca ovunque. Invece il sole c’è sempre, basta cercarlo là sopra. Sopra le nuvole non misuro più il tempo, non ho riferimenti, non invecchio e anzi posso tornare indietro nel tempo. Sfido le leggi della fisica, sfido lo spazio e il tempo: un uomo non può volare. Il tempo si estende all’infinito: adesso è quello del sole, quindi vecchio di miliardi di anni e che vivrà ancora miliardi di anni. Non è che il tempo non esista, piuttosto il tempo è esteso, è solare, ma senza i cicli della dì e della notte. È un ciclo indistinto, infinito.”

La visione delle nuvole mentre ci sei sopra e dentro coincide anche con una delle più grandi delusioni dell’età adulta: che sulle nuvole — così attraenti e delicate — non ci si possa camminare o sdraiare. Le nuvole sono fatte di vapore acqueo, le puoi attraversare con un aereo senza che provochino alcun o pochissimo impatto, non ci puoi camminare sopra perché precipiteresti giù.

Direi che la differenza fra l’età dell’innocenza e quella adulta si coglie da mille indizi ma questa cosa che le nuvole non siano compatte e solide — magari fatte di delicatissima panna montata — è il suggello finale: quando lo constati definitivamente perché il tuo aereo ci si infila dentro, qualcosa di silenzioso dentro di te registra che le illusioni dell’infanzia sono passate e che il presente è diverso, molto diverso.

Eppure la visione delle nuvole dall’alto ti ricongiunge anche all’infanzia, un tempo ancora possibile in cui guardi tutto dall’alto, non sai bene che posto occupi nel mondo, ti ci diluisci dentro e alla fine non importa. Sei una parte piccolissima del tutto, sei il tutto.

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Martino Pietropoli
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Written by Martino Pietropoli

Architect, photographer, illustrator, writer. L’Indice Totale, The Fluxus and I Love Podcasts, co-founder @ RunLovers | -> http://www.martinopietropoli.com

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