Espressione centripeta, un disegno che non c’entra niente con il contenuto dell’articolo ma è bello.

Instagram mi hai rotto le palle

Martino Pietropoli
3 min readJul 7, 2015

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Ma continuerò a usarti

di Martino Pietropoli

Uso Instagram da parecchi anni. Mi piace? Non mi piace? Non so, ormai lo considero come un cugino simpatico ma che dopo un’ora che ci stai a pranzo ti ricordi perché non lo sopportavi più. Ma è sempre tuo cugino: lo frequenterai ancora, un giorno ne avrai bisogno, in fondo tanto male non è. Piace a tutti, ma ha una marea di difetti. Ma evidentemente li vedi solo tu.

Gli 823 motivi per cui Instagram mi ha rotto le palle

1. Le foto sono piccole

Quante volte ho provato a zoomare una foto? Milioni. È come vedere una bellissima torta ma dietro la vetrina di una pasticceria. Chiusa. E non hai soldi. Io voglio vedere meglio quel dettagliuccio lì, in basso a destra. Fammelo vedere, la tecnologia c’è da almeno 7–8 anni.
La campagna di Apple “Shot on iPhone 6” ha dimostrato — se ce ne fosse stato bisogno — che l’iPhone fa foto che spaccano. Le hanno stampate su cartelloni grandi 100 metri quadrati e c’hanno tappezzato le città di mezzo mondo, rendendole più belle. Vedendoli ho capito che ok che le devi vedere sullo schermo di uno smartphone, ma questo limite si è trasformato in un’abitudine e ha ucciso la fotografia.

Le foto grandi sono meglio delle foto piccole. Le dimensioni contano e non mortificano una foto. Una bella foto in piccolo è ok, in grande è stupenda. Una brutta foto in piccolo si salva, in grande dimostra quanto penosa è.

2. Instagram non è fotografia

Questo lo avevo già teorizzato tempo fa, e cioè che Instagram è un social visuale: invece di scriverci cose ci pubblichi immagini. La fotografia è un’altra cosa. Quindi è inutile prendersela no? Sì e no. Instagram avrebbe grandi potenzialità per mostrare meglio le foto ma ha deciso di averle solo per fare grandi numeri. Certo, è una scelta che premia più chi ci sa fare con il marketing ed entro i limiti imposti da una app che ti fa vedere una foto dal buco di una serratura invece che a una dimensione umanamente accettabile. Lo capisco ma non lo accetto. Ma mi adeguo, ovviamente.

3. Instagram non mi ha mai messo fra i featured

Il vero scopo di questa tirata è che non sono mai stato segnalato da Instagram, pur essendo abbastanza capace a fotografare. Sono immodesto? Chissenefrega: sono bravo a fotografare, fine.
Forse non mi avran mai visto (probabile, essendoci 743 miliardi di iscritti), forse continuo ad essere un inguaribile romantico che pubblica le sue foto migliori su IG (per me mostrare una foto è un atto di rispetto e condivisione, perché amo la fotografia).

Per me una foto è un’interpretazione, sempre. Non è realistica. Forse è solo somigliante alla realtà ma di realistico non ha niente.

Ecco perché la foto di quello che mangio o una foto copiata da altre 458.000 fatte allo stesso modo per me non sono fotografia. La fotografia è la traduzione di una mia espressione visiva. Mia, personale. Può essere quindi che non piaccia a nessuno o a pochi. Normalmente me ne frego, ma un giorno all’anno decido che veder premiare spesso chi non ha alcuna personalità fotografica mi rode. Oggi è quel giorno.

4. Non puoi metterci i link

Perché? Non c’è un motivo o c’è e sarà di certo comprensibilissimo. Nonostante ciò è una rottura di palle. Fate qualcosa. Tanto non farete niente.

5. Account multipli?

Vogliamo fare qualcosa? Perché ogni volta che cambio account devo logarmi di nuovo? Non ricordo tutte le password, è una rottura infinita. Che ti costa Instagram? Me ne frego dei filtri nuovi, non li uso, non so che farmene.
Voglio. Poter. Usare. Account. Multipli. Porca. Vacca.

6. Ho detto tutto quello che avevo da dire

Che in sostanza è che Instagram mi ha rotto le palle perché non mi tributa la fama che merito e non mi fa guadagnare miliardi di euro. Per comprarmi droga e aiutare qualche missione cattolica in Centro America naturalmente. O qualche missione nello spazio, anche.
Per andare poi nello spazio e scrivere a caratteri luminosi “Instagram mi hai rotto le palle”. Oppure “Instagram grazie, sono qui perché mi hai reso famoso”.

364 giorni all’anno sono un merdoso snob che non ammetterebbe mai di rosicare per qualcosa.
Oggi non è quel giorno.

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Martino Pietropoli
Martino Pietropoli

Written by Martino Pietropoli

Architect, photographer, illustrator, writer. L’Indice Totale, The Fluxus and I Love Podcasts, co-founder @ RunLovers | -> http://www.martinopietropoli.com

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