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L’informazione
A cosa serve alla fine? A niente o a pochissimo, quindi evitarla non è la fine del mondo
Il tutto si è scatenato ormai due mesi fa. In questi due mesi ho osservato il mio personale, progressivo e inesorabile calo di interesse nell’informazione. Non era elevato all’inizio, ora è nullo.
Ci pensavo oggi di fronte all’ennesima notizia su, non so, se il virus si trasmette con le lacrime o con le scoregge (sì, ci sono studi al riguardo). I titoli continuo a leggerli, il contenuto me ne guardasse iddio.
Potessi riportare indietro l’orologio, pensavo, rileggerei ancora certe notizie? Mi informerei ancora come ho fatto? Molto probabilmente no, perché sapere alcuni dettagli o impegnare tempo a leggere cose smentite o ridimensionate poche ore dopo è una perdita di tempo.
Se devo avere un atteggiamento economico verso la vita — nel senso di spendere bene il tempo che ho — impegnarlo nell’informarmi equivale a sprecarlo.
Non so se il problema sia la qualità dell’informazione o il suo stesso concetto ma so che conoscere o non conoscere non avrebbe fatto alcuna differenza. Anzi sì: mi avrebbe fatto risparmiare tempo che avrei potuto impiegare altrove.
Per questo penso che informarsi in modo ossessivo equivale a camminare guardandosi la punta dei…